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La guarigione dei dieci lebbrosi

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Sermone della lettura domenicale per i dieci lebbrosi (Lc 17,12-19), che si legge la dodicesima domenica dopo l’Ascensione

Il numero dieci ha il suo simbolismo nella Candela. Scrittura, in quanto è uno dei numeri biblici che simboleggiano la perfezione. In base a ciò, possiamo dire che la guarigione dei dieci lebbrosi non riguarda solo un certo numero di malati, ma si estende anche a tutta l’umanità e riguarda il suo rapporto con Dio e come esso possa essere ristabilito secondo il disegno di Dio sull’uomo.

La lebbra è una malattia pericolosa, le cui conseguenze si estendono ben oltre la salute personale del malato, poiché una persona infetta da lebbra si è completamente isolata dal suo ambiente familiare, sociale, professionale e religioso. Si può dire che il lebbroso sia un’immagine dell’umanità, che è diventata malata dal peccato e la cui natura è diventata soggetta alla corruzione, risiedendo così in una separazione essenziale da Dio. Di conseguenza, il rapporto tra i suoi membri è diventato disturbato, simile a quanto accadde ad Adamo ed Eva in Paradiso, così come tra loro e Dio.

Tuttavia, sia che si pensi alla malattia della lebbra o allo stato della natura umana nel peccato, la malattia implica la presenza di un grande dolore, che dovrebbe spingere la persona a sforzarsi di superarlo, a chiedere di essere guarito dalla malattia del peccato.

E se una persona vive in quell’inferno, in cui allora vivevano i lebbrosi, isolata dalla società umana e dal popolo di Dio a causa della sua impurità cultuale, allora per lui la ricerca della guarigione rimane l’unica via d’uscita. Ciò diventa possibile se il paziente inizia a contemplare il dono della vita, la sua Sorgente e il suo scopo, cercando di conoscersi alla luce della fede e della conoscenza di Dio, accogliendo la parola di Dio con l’atteggiamento più serio e iniziando a realizzarla.

Ma qual è il modo per riportare le cose alla normalità? E con questo si intende che il lebbroso ritorni com’era prima della lebbra?

La guarigione dei dieci lebbrosi ci dà una risposta a questa domanda. Quando Gesù ha chiesto loro di mostrarsi ai sacerdoti affinché attestassero che i malati erano davvero guariti, la loro obbedienza ha dato i suoi frutti non appena hanno adempiuto il comando di Cristo: “vai, mostrati ai sacerdoti”. “E mentre andavano, furono purificati” (Lc 17,14).

Tuttavia, il ritorno del samaritano da Gesù per ringraziarlo e adorarlo ci mostra qualcosa di completamente nuovo e scopre un’altra profondità nell’uomo. La restaurazione dell’uomo qui avviene in due fasi. In primo luogo, Gesù invita a rendere grazie e lode a Dio con le parole: “come mai non si sono trovati altri che tornassero a dare gloria a Dio, oltre a questo straniero?”. E poi conferma che il guarito dalla lebbra deve continuare sulla via della fede e della salvezza: «Alzati, va’: la tua fede ti ha salvato» (Lc 17,18-19). Questo è esattamente ciò che significa per l’umanità essere guarita e la sua condizione essere normalizzata secondo la provvidenza di Dio.

Elenchiamo dunque alcune caratteristiche generali della provvidenza salvifica di Dio, che ci rivela il caso della guarigione dei dieci lebbrosi.

La prima caratteristica distintiva è la bontà e la beneficenza di Dio, che è alla base della predicazione di Gesù sul pentimento e sull’avvicinarsi del regno dei cieli. Perché se il regno di Dio è giustizia e santità e non conosce corruzione, malattia o infermità, allora questo ci porta non solo al ripristino della vita materiale e della salute, ma prima di tutto – alla nostra vittoria sulla realtà del peccato, il male, la corruzione e la malattia che è insita nella nostra condizione attuale. In questo modo la nostra natura ritroverà la sua bellezza che Dio le ha destinato. E comprendiamo tangibilmente che la fede in Gesù, come il decimo lebbroso guarito, contiene in sé i germi di questa vittoria.

La seconda caratteristica è la misericordia di Dio, che Gesù dona a tutti coloro che cercano la sua misericordia, come nel caso dei dieci lebbrosi. La misericordia di Dio, invece, abbraccia tutta l’umanità e ogni uomo, senza parzialità o distinzione tra di loro. Gesù stesso ha detto prima che Dio “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matteo 5:45).

La terza caratteristica è la chiamata di Gesù al pentimento, personificata dal Samaritano, che glorifica Dio per la sua bontà, lo ringrazia per la sua benevolenza e adora la sua signoria.

In questa lettura evangelica viene descritto il ritorno personale a Dio, ma lo stesso ci si attende dal popolo di Dio. Perché quando gli altri nove lebbrosi non tornano a ringraziare e rifiutano di pentirsi insieme al samaritano, non permettono che si compiano le parole del Signore circa l’assemblea del popolo di Dio, che tutti insieme confessano e rendono grazie a Dio: “ dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). I nove guariti fisicamente non raggiungono la profondità della fede in Gesù e quindi rimangono nello stato di guarigione fisica senza ricevere la guarigione spirituale, mentre il lebbroso samaritano diventa lievito del popolo di Dio, al quale il Signore comanda: “splenda la tua luce davanti uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro celeste” (Mt 5,16).

Non dovremmo ringraziare Colui che ci aiuta a raggiungere la profondità del samaritano guarito dalla lebbra, per mostrarci come una congregazione che crede nel Vangelo e testimonia la provvidenza di Dio tra i nostri connazionali?

Signore, concedici di raggiungere l’altezza della fede che hai trovato nel decimo lebbroso e insegnaci come acquisire l’amore per il tuo vangelo! Benedici il lievito del tuo nuovo popolo, che hai seminato nella pasta del nostro mondo, e santificalo per la sua salvezza!

Fonte: quotidiano “Il mio gregge”, n. 3, 2022 (in arabo)

Da un’altra testata giornalistica news de www.europeantimes.news

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