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La plastica può andare alla deriva lontano dal suo punto di partenza mentre affonda nel mare – ScienceDaily

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.


Scartati o alla deriva nell’oceano, i detriti di plastica possono accumularsi sulla superficie dell’acqua, formando isole galleggianti di immondizia. Sebbene sia più difficile da individuare, i ricercatori sospettano che anche una quantità significativa affondi. In un nuovo studio in ACS’ Scienze e tecnologie ambientali, un team ha utilizzato la modellazione al computer per studiare la distanza percorsa da frammenti di plastica leggera quando cadono nel Mar Mediterraneo. I loro risultati suggeriscono che queste particelle possono andare alla deriva sott’acqua più lontano di quanto si pensasse in precedenza.

Dalle vecchie borse della spesa alle bottiglie d’acqua, l’inquinamento da plastica sta assediando gli oceani. Non solo questi detriti sono sgradevoli, ma gli animali possono rimanervi intrappolati o mangiarli per errore. E se rimane nell’acqua, i rifiuti di plastica possono rilasciare inquinanti organici. Il problema è più visibile in superficie, dove le correnti possono aggregare questi detriti in enormi chiazze di immondizia. Tuttavia, i rifiuti di plastica si raccolgono anche molto più in profondità. Anche il materiale che pesa meno dell’acqua può affondare mentre le alghe e altri organismi si depositano su di esso e attraverso altri processi. Pezzi di questa plastica leggera, che in genere misurano 5 millimetri o meno, sono spuntati almeno mezzo miglio sotto la superficie. I ricercatori non sanno molto su cosa succede quando la plastica affonda, ma generalmente presumono che cada direttamente dalla superficie. Tuttavia, Alberto Baudena ei suoi colleghi sospettavano che questa plastica leggera potesse non seguire un percorso così diretto.

Per testare questa ipotesi, hanno utilizzato un modello informatico avanzato sviluppato per tracciare la plastica in mare e hanno incorporato dati estesi già raccolti sull’inquinamento da plastica galleggiante nel Mar Mediterraneo. Hanno quindi simulato quasi 7,7 milioni di pezzi di plastica distribuiti attraverso il mare e hanno tracciato i loro percorsi virtuali fino a profondità di circa mezzo miglio. I loro risultati hanno suggerito che più lentamente i pezzi affondavano, più le correnti li portavano dai loro punti di origine, con una media di circa 175 miglia lateralmente. Mentre le osservazioni sulla distribuzione della plastica sott’acqua sono limitate, il team ha scoperto che le loro simulazioni concordano con quelle disponibili nel Mediterraneo. Le loro simulazioni hanno anche suggerito che le correnti possono spingere la plastica verso le aree costiere e che solo il 20% circa dell’inquinamento vicino alle coste proviene dal paese più vicino. I lunghi viaggi di queste particelle significano che questa plastica ha un maggiore potenziale di interagire e danneggiare la vita marina, secondo i ricercatori.



Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com

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