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venerdì, Novembre 1, 2024
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notiziediritti umaniL'eugenetica ha influenzato la formulazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo

L’eugenetica ha influenzato la formulazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.

Questa settimana l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa si è tuffata in questioni profondamente radicate di discriminazione e diritti, discutendo i valori fondamentali sui quali il Consiglio era stato fondato nel 1950. La ricerca in corso sta rintracciando le radici del testo nella parte della Convenzione europea sulla Human Rights (CEDU) che delineano, ma anche limitano, il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona.

La Commissione dell’Assemblea Parlamentare in a movimento approvato nel 2022 ha sottolineato che la CEDU è “l’unico trattato internazionale sui diritti umani a includere una limitazione al diritto alla libertà specificamente sulla base della menomazione, con la sua formulazione nell’articolo 5 (1) (e), che esclude alcuni gruppi (individui “socialmente disadattati” nella formulazione della Corte europea dei diritti dell’uomo) dal pieno godimento del diritto alla libertà”.

Come parte della ricerca a questo dell’Assemblea commissione per gli affari sociali, la salute e lo sviluppo sostenibile Lunedì si è tenuta un’audizione con gli esperti per saperne di più e discutere ulteriormente la questione. Gli esperti hanno presentato i dati ai membri del Comitato e sono stati interrogati su questi.

Audizione con esperti

Prof. Marius Turda che presenta il contesto storico in cui è stata scritta la CEDU. Credito fotografico: foto THIX

Il Prof. Dott. Marius Turda, Direttore del Centre for Medical Humanities, Oxford Brookes University, Regno Unito, ha descritto il contesto storico in cui è stata formulata la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Esperto di storia dell’eugenetica, ha sottolineato che l’eugenetica è apparsa per la prima volta nel 1880 in Inghilterra e da allora si è diffusa rapidamente ed è diventata un fenomeno globale nel giro di un paio di decenni.

Per capire veramente questo fenomeno, bisogna capire che lo scopo principale dell’eugenetica “era quello di ‘migliorare’ la ‘qualità’ genetica della popolazione umana attraverso il controllo della riproduzione e, ai suoi estremi, attraverso l’eliminazione di coloro che erano considerati essere ‘non idoneo’, fisicamente e/o mentalmente”.

“Fin dall’inizio gli eugenisti sostenevano che la società doveva essere protetta dal numero crescente di coloro che etichettavano come ‘inadatti’, ‘disadattati’, ‘pazzi di mente’, ‘deboli di mente’, ‘disgenici’ e ‘sub-normali’ a causa alle loro disabilità fisiche e mentali. I loro erano corpi contrassegnati eugeneticamente, etichettati come tali e stigmatizzati di conseguenza», ha osservato il prof. Turda.

L’eugenetica ha ovviamente raggiunto la notorietà mondiale con l’esposizione dei campi di concentramento della Germania nazista negli anni ’40. I nazisti nei loro sforzi per applicare la biologia avevano portato l’eugenetica all’estremo. Tuttavia, l’eugenetica non si è conclusa con la sconfitta della Germania nazista. Il prof. Turda ha sottolineato che “le proposte eugenetiche hanno continuato ad attrarre sostegno politico e scientifico dopo la fine della seconda guerra mondiale”.

Il termine “mente non sana” utilizzato nella CEDU

In effetti, la nozione stessa di “mente malata” è stata riscritta nel concetto di “disadattamento” negli anni del dopoguerra, e poi applicata in modo più ampio per perpetuare la stigmatizzazione eugenetica di varie identità sociali.

“Il legame tra disabilità mentale e inidoneità sociale è rimasto incontestato. Certo, la crescente influenza dei fattori ambientali e sociali sullo sviluppo del comportamento umano ha riorientato il linguaggio dell’eugenetica; ma le sue premesse principali, espresse sia attraverso i discorsi normalizzanti sull’efficienza sociale sia attraverso le pratiche legali incentrate sul controllo della riproduzione, sono continuate nel dopoguerra», ha indicato il Prof. Turda.

Storicamente, il concetto di “mente malata” – in tutte le sue permutazioni – ha svolto un ruolo significativo nel plasmare il pensiero e la pratica eugenetica, e non solo in Gran Bretagna.

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Il prof. Marius Turda discute le conseguenze dell’influenza dell’eugenetica sulla CEDU. Credito fotografico: foto THIX

Il prof. Turda ha spiegato che “è stato utilizzato in vari modi per stigmatizzare e disumanizzare gli individui e anche per promuovere pratiche discriminatorie ed emarginazione di individui con difficoltà di apprendimento. I discorsi eugenetici su ciò che costituiva comportamenti e atteggiamenti normali/anormali erano incentrati centralmente attorno a rappresentazioni di individui mentalmente “adatti” e “non idonei” e alla fine portarono a nuove modalità significative di privazione sociale, economica e politica e all’erosione dei diritti per le donne e uomini etichettati come ‘mente malata’”.

È alla luce di questo diffusa accettazione dell’eugenetica come parte integrante della politica sociale per il controllo della popolazione, bisogna considerare gli sforzi dei rappresentanti di Regno Unito, Danimarca e Svezia nel processo di formulazione del Processo di stesura della Convenzione europea dei diritti dell’uomo ha suggerito e inserito una clausola di esenzione, che autorizzerebbe la politica del governo di segregare e rinchiudere “persone incapaci di mente, alcolisti o tossicodipendenti e vagabondi”.

Dato questo sfondo eugenetico, è quindi altamente problematico continuare a utilizzare questa espressione nella Convenzione sui diritti dell’uomo.

Prof. Dr. Marius Turda, Direttore del Centre for Medical Humanities, Oxford Brookes University, UK

Il Prof. Turda ha concluso la sua presentazione dicendo che “Dato questo background eugenetico, è quindi altamente problematico continuare a usare questa espressione nella Convenzione sui Diritti Umani”. E ha aggiunto: «È importante prestare attenzione alle parole che usiamo perché il linguaggio stesso è usato per mantenere la discriminazione. Per decenni ormai questo descrittore eugenetico è rimasto anonimo e indiscusso. È giunto il momento di dare una nuova occhiata all’intero problema e di affrontare la persistente adesione all’eugenetica dopo la seconda guerra mondiale”.

Da un’altra testata giornalistica news de www.europeantimes.news

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