La legge draconiana prevede l’applicazione della pena di morte e lunghe pene detentive per i rapporti sessuali consensuali tra adulti.
Principio di non discriminazione
Guterres ha invitato l’Uganda a rispettare pienamente i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, “in particolare il principio di non discriminazione e rispetto della privacy personale”, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
Ha inoltre invitato tutti gli Stati membri a farlo porre fine alla criminalizzazione delle relazioni omosessuali consensuali.
Secondo il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS, tale criminalizzazione continua in 67 paesi in tutto il mondo, con 10 che impongono ancora la pena di morte.
Minare lo sviluppo
Proprio la scorsa settimana, il capo dei diritti delle Nazioni Unite Volker Türk ha affermato che le leggi anti-LGBTQI come quella dell’Uganda “mettono le persone l’una contro l’altra, lasciano le persone indietro e minano lo sviluppo”.
In una dichiarazione rilasciata alla fine di marzo, quando il parlamento ugandese ha adottato per la prima volta la legislazione, ha descritto il disegno di legge discriminatorio come uno “sviluppo profondamente preoccupante” che era “probabilmente tra i peggiori nel suo genere al mondo”.
“Se firmato dal presidente, renderà le persone lesbiche, gay e bisessuali in Uganda criminali semplicemente per esistere, per essere quello che sono. Potrebbe fornire una carta bianca per il violazione sistematica di quasi tutti i loro diritti umani e servono per incitare le persone l’una contro l’altra.
“Massiccia distrazione”
Il disegno di legge, adottato formalmente il 21 marzo, propone la pena di morte per il reato di omosessualità aggravata, l’ergastolo per il “reato di omosessualità”, fino a 14 anni di reclusione per tentata omosessualità e fino a 20 anni per la sola promozione omosessualità.
Il signor Türk ha detto che la legge sarebbe un “massiccia distrazione dall’intraprendere le azioni necessarie per porre fine alla violenza sessuale”.
Ha avvertito che avrebbe anche esposto giornalisti, operatori sanitari e difensori dei diritti umani a lunghe pene detentive, semplicemente per aver svolto il proprio lavoro.
Da un’altra testata giornalistica. news de news.un.org