Prima di tutto il cancro non può essere definito come malattia. Almeno non nel senso che generalmente si dà al termine “malattia”, che significa un processo patologico, rapido o lento, reversibile o irreversibile dell’organismo, e non prende in considerazione le cause. […] Il cancro è la ribellione di una cellula (che moltiplicandosi ne genera milioni) alle leggi che regolano lo sviluppo e la vitalità di un organismo. (cfr. Levi-Montalcini R: Lettera da S. Louis del 10 Marzo 1951, riportata in Cantico di una vita, Raffaello Cortina Ed., Milano 2000).
La patologia colpisce un organo ma viene elaborata dalla mente
…(Bisogna) capire che esiste una malattia del corpo e una della mente, perché la patologia colpisce un organo ma viene elaborata da una mente. La stessa malattia può essere più o meno grave e sopportabile a seconda della persona che la percepisce. Questo è uno dei motivi per cui dico che la medicina deve ritornare ad essere, come era quella antica, medicina della persona. Non possiamo curare qualcuno che non sappiamo chi è, cosa pensa, che progetti e idee ha, vale a dire se non conosciamo la sua identità. Ed è la sua identità che elabora la speranza, cioè il desiderio per il prossimo minuto, giorno, mese.
dott. Umberto Veronesi.
Espresso 5 gennaio 2015
Il DNA una vera rice-trasmittente
….La dinamica ” biologica della vita” non può, infatti, esaurirsi in una mera sequela di reazioni molecolari biochimiche, ma soggiace anche a più complessi e superiori sistemi di mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia funzionale che sono dotati di capacità di trasmissione e ricezione ed interazione in tempo reale a tutti i livelli attraverso “informazioni” che svolgono un programma codificato nel DNA. Il DNA diventa, quindi, una vera rice-trasmittente cui arrivano informazioni che vengono verificate, elaborate e restituite all’organismo, insomma una sorta di computer molto sofisticato in cui la “memoria centrale” geneticamente trasmessa è al tempo stesso ilì “programma” che sarà seguito per I’intera vita.
Le cellule, quindi, sono singolarmente anche dei “ripetitori di informazioni” in grado di riceverle, trasmetterle, elaborarle secondo un programma ben definito. Le informazioni “viaggiano” attraverso onde elettromagnetiche che hanno un andamento armonico ed ondulatorio solo in condizioni di benessere e di equilibrio. Delle onde elettromagnetiche molto hanno scoperto gli studiosi della prima metà del XX secolo …Grazie alle successive conoscenze di fisica nucleare si sono individuate le onde elettromagnetiche cosiddette”ultrafini” a bassissima frequenza responsabili dei sistemi di controllo e di comunicazione dell’organismo che sono alla base della vita.
Le interazioni elettromagnetiche dell’organismo sono quindi l’elemento nuovo alla base del concetto di malattia; tale concetto è ben conosciuto nelle medicine orientali….
…A questo punto, l’esempio della malattia influenzale è totalmente rivisitato come segue: il virus è anch’esso un emittente di informazioni elettromagnetiche che interagiscono con quelle dell’organismo, dando esito ad una sorta di interferenza con conseguenti reazioni di tipo “disarmonico”; a tale situazione I’organismo risponde mettendo in atto tutta una serie di “informazioni” di reazione che cercano di riportare in equilibrio il sistema: reazione immunologica, reazioni bioumorali e cellulari, attivazione di tutti gli organi, apparati e sistemi preposti a ristabilire lo stato di salute.
La terapia dunque, non più solo chimica-farmacologica, grazie ai nuovi concetti bioenergetici, acquisisce nuovi elementi utili affinché le “informazioni” del sistema possano riprendere un loro flusso armonico. La malattia quindi, rappresenta il risultato di una serie di squilibri prima sul piano biolelettrico, poi, dove l’organismo non riesce ad equilibrarsi, si verifica una stabilizzazione dell’alterazione omeostatica anche a livello biochimico ed organico; con la successiva progressione della malattia si avranno da parte dell’organismo continui tentativi di correzione… se l’equilibrio, tuttavia non viene ristabilito, la malattia evolve verso la “cronicità” e può persistere in tale stato…
…Proprio da ciò nasce l’esigenza che ho avvertito da molti anni di definire questo nuovo modo di affrontare il problema diagnostico e terapeutico della medicina come “poliedrico”, in sintonia con le molte sfaccettature e angolazioni che offre questa figura geometrica, in cui ogni parte è utile ma solo se vista nel suo insieme.
Essere pertanto poliedrici significa utilizzare tutto ciò che le conoscenze, ortodosse e non, mettono a disposizione senza creare confini condizionanti di cultura e di appartenenza accademica, il tutto integrato in un unico sistema diagnosi-terapeutico per l’appunto “poliedrico”.
Pier Mario Biava è un medico, ricercatore illustre dell’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico Multimedica di Milano. Alla base del suo percorso, la critica verso il modello dominante nella medicina occidentale, medicina deumanizzata-cosificata in un riduzionismo che ha preso il sopravvento su ogni altro tipo di pensiero, che guarda agli organismi viventi come ad un insieme di meccanismi biochimici, in cui ciascuna cellula costituisce un’entità individuale, per cui può essere trattata indipendentemente dal contesto in cui si trova. Biava ha accolto invece la visione olistica nella quale il tutto caratterizza il contesto che determina il comportamento delle parti e questo lo conduce inevitabilmente ad un discorso filosofico sul cancro, interpretato come patologia della significazione, metafora di un’epoca, la nostra, in cui il male maggiore sembra proprio la perdita di senso, a tutti i livelli.
La Fitoterapia medica in campo Oncologico offre delle grandi opportunità sia per i pazienti che per lo staff medico-infermieristico che si prende cura di loro.
La percentuale dei pazienti affetti da neoplasia che si rivolge a Medicine non convenzionali e complementari è circa del 35,9%. Fra le medicine complementari, le più utilizzate sono la Fitoterapia e la Micoterapia.
In alcuni dei più grandi e avanzati centri oncologici del mondo, ad esempio come lo “Sloan-Kettering” di New York, esistono da parecchi anni dei Dipartimenti di Medicina Integrativa, proprio per garantire l’apporto complementare di numerose tecniche alle chemio o radio terapie convenzionali. La società internazionale di riferimento per le tecniche complementari in questa disciplina è la SIO (Society for Integrative Oncology).
In tali sedi i medici e gli operatori esperti di queste discipline e tecniche lavorano in concerto con gli oncologi convenzionali. Questi dipartimenti sono stati creati sia per l’evidenza concreta del miglioramento della qualità di vita sia per rispondere alla crescente richiesta e calibrare al massimo le sinergie terapeutiche diminuendo il rischio di possibili interferenze tra farmaci, fitoterapici e alimenti.
La valutazione sistematica dei nuovi farmaci chemioterapici di sintesi approvati da parte dell’EMA nel 2009-13 dimostra che la maggior parte di essi è entrata nel mercato senza prove di beneficio per la sopravvivenza o la qualità della vita. Questo porta a delle considerazioni fondamentali sia sul tipo di garanzia e professionalità che certi enti e commissioni, a livello statale o europeo possano dare “ex parte civium”, quindi senza interessi personali, sia sul bisogno di affrontare le reali problematiche che attraversa il paziente attraverso un approccio integrato e sistemico. Le neoplasie sono delle patologie multiorgano e multi-tissutali. La modulazione del metabolismo e della replicazione cellulare tumorale, determinata dal micro ambiente intra ed extra cellulare ha acquistato una grande rilevanza. Ecco perché l’alimentazione, la fito e micoterapia, le tecniche corporee e meditative, alcune medicine tradizionali e la conservazione e modulazione del microbiota sono state riprese in considerazione dai grandi centri oncologici nel mondo e dall’OMS stessa.
In campo oncologico la Fitoterapia e la Micoterapia (il trattamento con funghi medicinali e loro preparazioni galeniche che per semplicità e tradizione la considero parte della Fitoterapia) espletano insieme all’alimentazione un ruolo determinante e fondamentale sulla QdV (Qualità di Vita). Il supporto fitoterapico deve essere adatto alla costituzione base del paziente, alla natura dello squilibrio , al tipo di cure e soprattutto differente in ogni fase che il paziente attraversa. Le tempistiche della prescrizione fitoterapica devono soddisfare i criteri della miglior sinergia, della minor interferenza farmacodinamica/farmacocinetica e come strategico obiettivo la conservazione o il miglioramento del costo psico-biologico dei trattamenti invasivi.
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