Il potenziale patogeno derivante dall’inalazione dei nanomateriali fibrosi inerti utilizzati negli isolamenti termici (come l’amianto o la vetroresina) è infatti legato non alla loro composizione chimica, ma alle loro caratteristiche geometriche e dimensionali. Lo rivela uno studio, pubblicato il 3 gennaio 2024 sulla rivista Natura Nanotecnologiacondotto su nanofibre di vetro da un team franco-cinese comprendente un chimico del CNRS.1
La ragione di ciò è l’incapacità dei macrofagi2 naturalmente presente nel tessuto alveolare polmonare per eliminare i corpi estranei troppo grandi. Lo studio è stato inizialmente condotto in vitro con nanosensori elettrochimici e ha rivelato che, confrontati con nanofibre inerti di lunghezza superiore a 15 micron,3 le cellule non sono in grado di distendersi abbastanza da incapsularle completamente all’interno della loro vescicola “digestiva”. Ciò si traduce in secrezioni fuoriuscite molto dannose per le pareti alveolari, che questo studio ha rilevato, caratterizzato e quantificato per la prima volta.4 Un esperimento sui ratti ha successivamente dimostrato che l’inalazione regolare e non protetta di nanometri fibrosi inerti simili, qualunque essi siano, provoca lesioni polmonari ripetute che possono eventualmente portare allo sviluppo di fibromi.
Questa scoperta rappresenta una sfida per l’utilizzo in edilizia dei feltri inerti in nanofibre, finora ritenuti meno dannosi dell’amianto che ha sostituito, ma che in realtà potrebbero presentare gli stessi rischi per la salute di chi lo maneggia.
Appunti :
1 Dai processi di attivazione selettivi tramite il laboratorio di trasferimento di energia uni-elettronica o radiativa (CNRS/ École normale supérieure — PSL/Sorbonne Université), in collaborazione con l’Università di Wuhan.
2Cellule “grandi mangiatori” appartenenti a gruppi di globuli bianchi il cui ruolo primario è quello di eliminare i detriti cellulari e gli agenti biologici patogeni in tutto l’organismo.
3 Oppure 0,015 mm, un micron misura 10-3 mm.
4 Le specie ROS e RNS (specie reattive all’ossigeno e all’azoto) secrete dai macrofagi sono note per attaccare i componenti bioorganici delle cellule sane e causare infiammazioni e mutazioni spesso cancerose. Mentre il fenomeno della “fagocitosi frustrata” era già stato osservato, il suo ruolo nella patogenesi delle malattie interessate non era ancora stato chiaramente stabilito.
Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com