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EconomyIl caso di discriminazione più longevo dell'UE passa all'attenzione del Commissario Mînzatu

Il caso di discriminazione più longevo dell’UE passa all’attenzione del Commissario Mînzatu

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UN lettera di Gianna Fracassi, segretario generale del più grande sindacato italiano, FLC CGIL, ha portato il caso di alto profilo della discriminazione di lunga data contro i lettori di lingue universitarie non nazionali (“Lettori”) nelle università italiane all’immediata attenzione dei docenti in arrivo Commissario per i diritti sociali e le competenze, i lavori di qualità e la preparazione e vicepresidente della Commissione esecutiva, Rossana Minzatu. Con la sua nomina a questo incarico, il commissario Mînzatu si aggiunge alla lunga serie di commissari che si sono occupati del caso Lettori, ancora irrisolto. Il coinvolgimento dei suoi predecessori nel portafoglio dei diritti sociali risale agli anni ’80, quando la Commissione si schierò con la lettrice spagnola Pilar Allué, nella causa pregiudiziale da lei intentata contro il suo datore di lavoro, l’Università degli studi di Venezia. La sentenza definitiva a favore di Allué fu pronunciata il 30 maggio 1989.

Giornata del Pilar Allueun pezzo pubblicato in Il Times Europeo, racconta di come un giorno che dovrebbe essere ricordato come il giorno in cui Lettori conquistò il diritto alla parità di trattamento viene invece ricordato come il punto di partenza su cui misurare una discriminazione che perdura fino ai giorni nostri. Resiste nonostante tre successive, nette sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) favorevoli ai Lettori. L’ultima di queste sentenze è stata quella del 2006 Causa C-119/04per la mancata attuazione di cui la Commissione ha deferito un caso di infrazione alla CGUE nell’agosto 2023. L’udienza sul caso è prevista a breve.

Nella sua lettera, il Segretario generale Fracassi ricorda i contatti della FLC CGIL e la fruttuosa collaborazione con l’immediato predecessore di Mînzatu, il commissario Nicholas Schmit. In stretta collaborazione con l’associazione Lettori di Roma, Asso.CEL.L, FLC CGIL ha condotto a Censimento nazionale che documentava la diffusa incapacità delle università italiane di attuare le sentenze della CGUE a favore dei Lettori. Il censimento è stato influente nella decisione della Commissione di procedere da un processo lungo e in definitiva inefficace Unione Europea Procedura Pilota -procedura introdotta per la risoluzione diplomatica delle controversie con gli Stati membri- e per avviare nel 2021 una vera e propria procedura di infrazione contro l’Italia. Nel corso del successivo procedimento, e fino al rinvio del caso alla CGUE, la FLC CGIL ha proseguito mantenere i contatti con l’ufficio del commissario Schmit e contribuire al fascicolo sull’infrazione.

In ultima analisi, spetta agli Stati membri garantire che il diritto dell’UE venga attuato nei loro territori. Nel contesto, si tratta di una responsabilità alla quale l’Italia si è costantemente sottratta, lasciando ai singoli atenei il compito di interpretare i propri obblighi nei confronti di Lettori. Questo difetto è nuovamente evidente in Decreto Interministeriale n.688 del maggio 2023l’ultima legislazione Lettori adottata dall’Italia per soddisfare presumibilmente il diritto dell’UE. Mentre secondo le disposizioni del decreto il Governo centrale mette a disposizione delle università richiedenti fondi per finanziare convenzioni per la ricostruzione delle carriere dei Lettori, è lasciato alla discrezionalità delle singole università decidere in primo luogo se hanno una responsabilità nei confronti dei propri Lettori e in secondo luogo quale la portata di tale responsabilità è. Ciò ha effettivamente portato a un caos nazionale, con interpretazioni diverse tra le università riguardo agli indennizzi dovuti ai sensi del diritto dell’UE.

Alla luce delle posizioni divergenti sulla responsabilità degli atenei nei confronti dei Lettori, il segretario generale Fracassi torna sull’importante precedente creato dall’Università degli Studi di Milano nella lettera al commissario Mînzatu. A Milano, un accordo negoziato e concluso dalla rappresentante locale della FLC CGIL, Sara Carrapa, e finanziato con i fondi del Ministero dell’Università, ha regalato ai Lettori una ininterrotta ricostruzione della carriera. Meritano di essere citati il ​​ragionamento giuridico di Fracassi e le sue deduzioni dall’esempio milanese:

Solo poche università hanno recepito correttamente la sentenza nella causa C-119/04 e ai sensi della Legge 63 del 05.03.2004. Nel contesto di un’attuazione coerente e uniforme della giurisprudenza della CGUE, l’esempio dell’Università degli Studi di Milano è significativo sotto diversi aspetti. Utilizzando i fondi messi a disposizione dal Ministero dell’Università, l’Ateneo ha corrisposto ai propri Lettori le differenze retributive per realizzare la piena e continua ricostruzione della carriera dal primo contratto di lavoro firmato ad oggi.

Poiché gli incarichi di lavoro dei Lettori presso altri atenei sono i medesimi dei colleghi milanesi, è evidente che la mancata applicazione nei loro confronti da parte dello Stato italiano dei principi generali dettati dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea dimostra, da un lato lato, l’incertezza e l’assoluta mancanza di chiarezza del quadro normativo nazionale di riferimento e, dall’altro, evidenzia la discriminazione praticata nei confronti dei Lettori dalla pluralità degli atenei italiani.”

Oltre al caso Lettori, l’Italia deve affrontare un ulteriore processo davanti alla CGUE per lo sfruttamento dei contratti a termine nel settore educativo, un abuso contro il quale la FLC CGIL ha condotto una campagna e sul quale ha esercitato pressioni sulla Commissione. Nel comunicato stampa Nell’annunciare il deferimento di tale abuso alla CGUE, la Commissione afferma che “contrariamente al diritto comunitario, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato di personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali. Ciò viola la normativa europea sul lavoro a tempo determinato”.

Linda Armstrong ha lavorato come Lettore presso l’Università di Bologna dal 1990 fino al suo pensionamento nel 2020. Il suo defunto marito, David, anche lui Lettore, non ha mai ricevuto il risarcimento per trattamento discriminatorio che gli era dovuto ai sensi del diritto dell’UE. Commentando la lettera di Fracassi al commissario Mînzatu, Linda ha detto:

“La posizione secondo cui il diritto comunitario dovrebbe essere applicato in modo coerente nelle università italiane è ovvia e incontestabile. Ai lettori con situazioni e storie lavorative identiche a quelle dei colleghi milanesi deve quindi logicamente essere riconosciuto un indennizzo ininterrotto per la ricostruzione della carriera. La legge del marzo 2004, approvata dalla CGUE nella causa C-119/04 e che l’Italia non ha mai correttamente recepito, stabilisce che le conciliazioni debbano basarsi sul parametro del ricercatore a tempo parziale o su parametri più favorevoli vinti dinanzi ai tribunali locali.

Dall’esame della legge emerge inoltre che essa non pone limiti temporali al periodo per il quale è dovuta la ricostruzione della carriera. Così lo hanno interpretato Milano, ma anche altre università. In vista di quello che sarà il quinto caso nel Linea di contenzioso Allué,la Commissione deve essere particolarmente vigile di fronte ai tentativi delle università di limitare o negare la loro responsabilità nei confronti dei dipendenti Lettori. Se ciò dovesse accadere, si creerebbe la situazione assurda in cui la procedura di infrazione verrebbe rivolta a vantaggio dello Stato membro inadempiente”. La lettera del segretario generale Fracassi è stata trasmessa in copia alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyenche nel corso del suo mandato si è interessata personalmente del caso Lettori.

Originalmente pubblicato su The European Times.

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