L’oceano è un sistema di supporto vitale fondamentale per il nostro pianeta grazie al suo ruolo nella regolazione climatica globale. Assorbe la maggior parte delle emissioni di carbonio e del calore intrappolati nell’atmosfera che sono il risultato delle attività umane. Nel corso degli anni, ciò ha portato al riscaldamento degli oceani (OW), all’acidificazione degli oceani (OA) e alla deossigenazione degli oceani (OD). Inoltre, l’aumento della deposizione di azoto di origine antropica (AND) ha ampiamente influenzato gli ambienti marini. Nell’ambito di queste conseguenze, i gas protossido di azoto (N2O) e metano (CH4) sono in gran parte controllati dai “procarioti” o organismi microbici che vivono nell’oceano. Sebbene diversi studi abbiano analizzato questi processi in dettaglio, il loro impatto simultaneo sugli ecosistemi oceanici non è stato studiato.
In uno studio recente, un team di ricercatori guidato dal Prof. Il-Nam Kim, professore associato di scienze marine presso l’Università nazionale di Incheon, ha valutato i cambiamenti della popolazione procariotica e le modifiche metaboliche dovute all’impatto simultaneo di OW, OA, OD e AND attraverso l’Oceano Pacifico settentrionale occidentale. I loro risultati sono stati pubblicati online nel volume 196 di in Bollettino sull’inquinamento marinoil 1 novembre 2023.
“I cambiamenti climatici portano a cambiamenti ambientali marini e questo studio può migliorare la nostra comprensione del loro impatto sulla vita umana”, Il prof. Kim dice.
Gli autori hanno studiato simultaneamente gli effetti dei cambiamenti climatici sullo strato superficiale (SL), sullo strato intermedio (IL) e sullo strato profondo (DL) dell’oceano. La comunità microbica e il loro potenziale funzionale nella regolazione del N2O e CH4 i cicli sono stati valutati utilizzando l’analisi biogeochimica e il sequenziamento del genoma microbico.
I risultati hanno indicato che i procarioti da SL a DL sono strettamente associati ai fattori di cambiamento climatico. Nel lungo termine, il sensibile ecosistema marino della WNPO può essere influenzato negativamente da un aumento di N2Produzione di O con successiva alterazione del pH, con conseguente aumento di CH4 emissioni. Questi risultati si discostano dal potenziale attualmente ipotizzato dei procarioti e dei processi biogeochimici legati al cambiamento climatico. Inoltre, riallinea l’attenzione su come i cambiamenti climatici influiscono sull’ecosistema dell’oceano aperto. Il dottor Kim conclude: “Questa ricerca contribuirà ad aumentare la consapevolezza sulla gravità del cambiamento climatico e sull’importanza delle risorse oceaniche”.
Questo studio pionieristico ha il potenziale per dare forma alla futura ricerca sugli ecosistemi marini. Le politiche volte a ridurre l’acidificazione e il riscaldamento degli oceani possono aiutare a stabilizzare queste comunità microbiche vitali e i cicli dei gas serra.
Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com