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Trasformazione dal verde al rosso di Euglena gracilis utilizzando ceppi di bonito e luce rossa intensa

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.


Euglena gracile, spesso considerata un “superalimento”, è una microalga promettente con molti benefici nutrizionali e per la salute. In uno studio recente, ricercatori giapponesi hanno trovato un approccio efficiente e con poche risorse per innescare una reazione arrossante E. gracilis utilizzando la luce rossa e un terreno di coltura a base di pesce bonito. Questa reazione è un segno di un rapporto di contenuto di carotenoidi più elevato e diversificato, il che significa che il metodo proposto potrebbe aiutare a cambiare direzione E. gracilis in una fonte di cibo ancora più nutriente.

Negli ultimi anni le persone sono diventate generalmente più consapevoli del cibo che consumano. Grazie a un accesso più semplice alle informazioni, alle campagne di sanità pubblica e alla copertura mediatica, le persone sono più consapevoli di come la nutrizione sia collegata sia ai benefici per la salute che alle malattie croniche. Di conseguenza, nella maggior parte dei paesi è in atto un cambiamento culturale in cui le persone danno priorità a un’alimentazione sana. A sua volta, la domanda di opzioni alimentari più sane e di integratori nutrizionali è in costante crescita.

In linea con questi cambiamenti, il professore assistente Kyohei Yamashita dell’Università delle Scienze di Tokyo (TUS), in Giappone, ha studiato un promettente “superalimento” chiamato Euglena gracile per oltre mezzo decennio. Una specie di microalghe commestibili, E. gracilis ha un ricco profilo nutrizionale, con una combinazione unica di vitamine, fibre, lipidi e proteine. Come la maggior parte delle altre piante fotosintetiche, E. gracilis contiene anche carotenoidi, sostanze naturali con un’ampia varietà di benefici per la salute.

In uno studio pubblicato nel 2023, un gruppo di ricerca della TUS ha trovato un metodo semplice per coltivare in modo efficiente E. gracilis in un mezzo economico (solido o liquido che contiene sostanze nutritive e viene utilizzato per far crescere i batteri) a base di succo di pomodoro. Ora, in un nuovo studio, i ricercatori hanno esplorato una tecnica promettente per produrre colture E. gracilis producono carotenoidi a un ritmo più elevato, rendendolo ancora più nutriente. Questo studio, di cui sono coautori il Dr. Kengo Suzuki di Euglena Co., Ltd., nonché il Professor Tatsuya Tomo e il Professor Eiji Tokunaga della TUS, è stato pubblicato nel volume 13, numero 4 della rivista Impianti nel 12 febbraio 2024.

L’approccio proposto è abbastanza semplice, così come lo è la sua logica. Quando una pianta è esposta a luce ad alta intensità per lunghi periodi di tempo, subisce una risposta allo stress luminoso. Ciò, a sua volta, può indurre l’organismo a produrre molecole che lo proteggono da un’ulteriore esposizione alla luce, compresi i carotenoidi. Sulla base di questi fatti, i ricercatori hanno studiato se potevano indurre una reazione del genere E. gracilis per migliorare il suo rapporto di contenuto di carotenoidi.

A tal fine, il team ha eseguito una serie di esperimenti su più lotti di colture E. gracilis. Hanno esposto le colture alla luce di diverse lunghezze d’onda (o colori) e a diverse intensità alla ricerca di una “reazione arrossante”, che è un segno rivelatore di una maggiore produzione di carotenoidi in molte specie vegetali. Inoltre, hanno anche testato un nuovo terreno di coltura basato sul brodo di bonito, un brodo estratto dal Katsuobushi, un piatto tradizionale giapponese a base di pesce bonito affumicato.

È interessante notare che i ricercatori hanno scoperto che una forte irradiazione di luce rossa a 605-660 nm innescava una reazione arrossante E. gracilis quando coltivato in brodo di bonito. Hanno anche esaminato i profili chimici delle colture utilizzando la cromatografia liquida ad alte prestazioni, sia a livello di coltura che di singola cellula. Queste analisi hanno rivelato che le cellule arrossate non solo avevano un’alta concentrazione di diadinoxantina, il carotenoide più abbondante negli E. gracilis, ma ha anche prodotto un carotenoide di tipo xantofilla non identificato. Oltre a ciò, il team ha anche notato che le colture di bonito crescevano più rapidamente e raggiungevano densità più elevate rispetto alle colture coltivate su terreni convenzionali e probabilmente producevano più tipi o quantità di carotenoidi.

Insieme, i risultati di questo studio potrebbero aprire la strada a una tecnica innovativa e facilmente scalabile per la coltivazione di nutrienti E. gracilis. La semplicità del metodo è sicuramente uno dei suoi punti di forza, come sottolinea il Dr. Yamashita, “Il nostro approccio non comporta modifiche genetiche e potrebbe quindi essere facilmente adottato dall’industria alimentare per espandere l’uso di E. gracilis, sia negli alimenti che come integratore nutrizionale.“In particolare, il brodo di bonito è un alimento nutriente e il suo utilizzo nel terreno di coltura fornirebbe quindi ulteriori benefici per la salute.

A parte i benefici per noi umani, la crescita E. gracilis può anche aiutare l’ambiente. “La coltivazione di E. gracilis, che richiede relativamente poche risorse, può essere una risorsa alimentare sostenibile“, spiega il dottor Yamashita. “La nostra ricerca segna un passo importante verso lo sviluppo di nuove tecnologie alimentari che contribuiscono alla vita delle persone sia dal punto di vista sanitario che ambientale.

Con il mercato dei carotenoidi destinato a diventare un’industria multimiliardaria entro il 2030, questo studio aiuterà ad approfondire la nostra comprensione dei percorsi biosintetici dei carotenoidi, portando si spera allo sviluppo di pratiche sostenibili nella produzione di integratori nutrizionali e alimenti emergenti.



Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com

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