Delhi, capitale dell’India, seconda città più popolosa del mondo e in crescita di quasi il tre per cento all’anno, ospita dozzine di chiese, templi e moschee. Tra la moltitudine di luoghi di culto storici e popolari della regione, uno spicca tra i più visitato luoghi sacri sulla Terra: Il Tempio del Loto della Fede Bahá’í.
Il Tempio del Loto, noto anche come Kamal Mandir o Loto di Bahapur, è visitato da 4,5 milioni di persone all’anno, anche più del Santuario del Báb sul Monte Carmelo ad Haifa, in Israele, dove si trovano i resti del araldo della religione è sepolto. Il tempio è stato aperto nel 1986 e aveva già visto 100 milioni di visitatori prima del suo trentesimo anno.
I 26 acri del tempio sono ricoperti da una flora lussureggiante e circondati da nove piscine riflettenti blu e passerelle di arenaria rossa che conducono ai nove ingressi. Il tempio stesso è composto da tre anelli, ciascuno con nove petali di marmo bianco che formano l’immagine iconica del fiore di loto in fiore che galleggia nell’acqua. Una sala di preghiera all’interno del tempio contiene 2.500 persone ed è illuminata dal sole attraverso il tetto di vetro al centro del fiore.
Un tempio bahá’í è chiamato a mashriq al-adhkār in arabo, che significa “luogo in cui sorge all’alba la pronuncia del nome di Dio”. La sua costruzione unica ha nove lati e nove porte. Le credenze bahá’í attribuiscono grande importanza al numero nove, come spiegato da Shoghi Effendi, nipote e successore di ‘Abdu’l-Bahá, nominato al ruolo di Custode della fede baháʼí dal 1921 fino alla sua morte nel 1957. “In primo luogo, simboleggia le nove grandi religioni mondiali di cui abbiamo una certa conoscenza storica, comprese le Rivelazioni Babi e Bahá’í; secondo, rappresenta il numero della perfezione, essendo il numero singolo più alto; terzo, è il valore numerico della parola ‘Bahá’”.
‘Abdu’l-Bahá, figlio maggiore di Bahá’u’lláhil fondatore della religione— disse: “Quando il Mashriqu’l-Adhkár è compiuto, quando le luci emanano da esso, i giusti vi si presentano, le preghiere sono compiute con supplica verso il Regno misterioso, la voce della glorificazione si alza al Signore, il Supremo, allora i credenti si rallegreranno, i cuori saranno dilatati e traboccheranno dell’amore del Dio Tutto vivente e Autoesistente. Il popolo si affretterà ad adorare in quel Tempio celeste, le fragranze di Dio saranno elevate, gli insegnamenti divini saranno stabiliti nei cuori come l’insediamento dello Spirito nell’umanità; allora il popolo rimarrà saldo nella Causa del tuo Signore, il Misericordioso. Lode e saluti a te”.
L’architetto del Tempio del Loto, Fariborz Sahba, è stato scelto dal Casa Universale di Giustizia nel 1976 per progettare e costruire un tempio nel subcontinente indiano. In precedenza aveva lavorato al progetto della Sede della Casa Universale di Giustizia sul Monte Carmelo ad Haifa, in Israele, e successivamente è tornato a disegnare le terrazze del Santuario del Báb.
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