I ricercatori dell’Università di Umeå, in Svezia, hanno scoperto che il modo in cui uno speciale complesso proteico chiamato Mediatore si muove lungo i geni nel DNA può avere un impatto sul modo in cui le cellule si dividono. La scoperta potrebbe essere importante per la ricerca futura sul trattamento di alcune malattie.
“Abbiamo acquisito una conoscenza approfondita di come viene controllata la divisione cellulare, il che è importante per comprendere le cause di varie malattie dovute a errori nella divisione cellulare, come diverse malattie tumorali”, afferma Stefan Björklund, professore presso il Dipartimento di Scienze Biochimica medica e biofisica presso l’Università di Umeå e autore principale dello studio.
In ogni cellula c’è un macchinario chiamato il ribosoma. Utilizza il DNA come modello per produrre proteine, necessarie praticamente per tutti i processi della cellula. Prima, però, le cellule devono produrre una copia delle istruzioni sotto forma di mRNA attraverso un processo chiamato trascrizione.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Umeå ha scoperto come Mediatoreun complesso proteico nel nucleo cellulare, può legarsi al DNA e interagire con un altro complesso proteico, Lsm1-7, per regolare la produzione delle proteine che compongono i ribosomi. Lo studio mostra che quando le cellule crescono troppo densamente, la divisione cellulare rallenta. Quando ciò accade, il mediatore si sposta alla fine dei geni dove interagisce con Lsm1-7. Ciò ha il duplice effetto di rallentare la lettura dei geni e di interferire con la maturazione dell’mRNA. Ciò, a sua volta, porta ad una ridotta produzione di proteine ribosomiali e quindi ad una divisione cellulare più lenta.
Una possibile direzione della ricerca futura potrebbe essere quella di studiare se sia possibile controllare la posizione del mediatore, in modo da inibire la rapida divisione cellulare, ad esempio nei tumori.
“Siamo ancora all’inizio della ricerca sul campo, quindi sono necessari ulteriori studi prima di poter dire che questo è un percorso percorribile, ma è un’opportunità entusiasmante”, afferma Stefan Björklund.
Lo studio è stato condotto su cellule di lievito che fungono da buon modello per comprendere i meccanismi di base che funzionano in modo simile in sistemi più complessi come le cellule animali e vegetali.
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