Appiattimento del seno – Quando si parla di mutilazione femminile, viene in mente la mutilazione genitale, forse perché i media hanno avuto la responsabilità di portarci il messaggio dell’umiliazione e dell’aberrazione subita dalle donne di alcune religioni.
Vista come un passaggio dall’infanzia all’adolescenza, la ragazza è stata sottoposta a pratiche degradanti, per rendere la loro vita più infelice relegandola con questa pratica ad essere sottomessa all’uomo; senza dimenticare che, in alcune culture (e religioni) il piacere sessuale è considerato un peccato se è una donna a manifestarlo. È l’uomo che ha il diritto di essere felice con il suo corpo e il suo stile di vita.
Queste pratiche, che sembrano dire alle donne che devono essere sottomesse agli uomini, violano i diritti umani più elementari e purtroppo, a causa dei flussi migratori per trovare una vita più dignitosa, hanno raggiunto il nostro ambiente e, sebbene molte associazioni siano responsabili, tra l’altro, di cercare di far passare il messaggio sulla barbarie che l’amputazione del clitoride e le conseguenze emotive che ne derivano, sembra che i riti tribali di sottomissione e follia siano ancora imposti dai genitori.
Certe pratiche non vanno sempre rispettate. E la protezione dei bambini in società un po’ più evolute, dove il libero pensiero si diffonde in modo naturale, dovrebbe essere una costante. I bambini non devono essere maltrattati. Forse dovremmo dare a questi padri e madri la Carta dei diritti del fanciullo perché la tengano sempre presente quando si tratta anche dei propri figli. Non sono di loro proprietà.
A tutti, tranne ai selvaggi che la praticano, viene la pelle d’oca quando leggiamo di questa pratica.
Ma il taglio non è l’unica tortura che molte ragazze devono subire nei loro paesi di origine o nei luoghi in cui si stabiliscono in cerca di una vita migliore. In Camerun, Togo, Ciad o Benin, tra gli altri paesi, c’è un’altra pratica aberrante nota come “stiratura del seno” o “appiattimento del seno“.
È una tecnica estremamente dolorosa in cui i seni incipienti delle ragazze vengono bruciati vivi o picchiati ripetutamente per ritardarne la crescita.
Di solito è fatto dalla madre stessa della ragazza, e lo scopo è ritardare il suo passaggio alla femminilità, in modo che il suo corpo non sia ammirato dagli uomini ed evitare stupri e gravidanze indesiderate perché un uomo che ha davanti a sé un corpo di donna mutilato sarà disgustato e non felice.
Le ragazze che sono sottoposte a questo tipo di pratica spesso soffrono di una grave depressione, che provoca un danno irreparabile alla loro autostima per tutta la vita. Infatti, questa atrocità li mutilerà emotivamente fino alla morte, soprattutto se vivono in paesi dove non ci sono quasi misure per far fronte alle gravi conseguenze di queste pratiche.
Le conseguenze fisiche sono spesso danni ai tessuti, ustioni e infezioni multiple. Oltre alle deformità, alle mutilazioni permanenti e, per estensione, alla comparsa del cancro, e all’impossibilità di allattare i futuri figli con quei seni.
Alcune donne di varie culture si proteggono da tali pratiche indossando abiti larghi, tra cui, ad esempio, il burca, che in un dato momento può proteggere la visualizzazione del corpo femminile in una certa fase della sua crescita. Mentre certi capi che ci sembrano demolitivamente invadenti in società considerate democratiche e più avanzate nel raggiungimento dei diritti umani, in altri possono essere semplicemente uno scudo contro una società sessista e patriarcale dove le donne non hanno quasi alcun diritto e non sono nemmeno tutelate dal stato.
Non dobbiamo dimenticare che le donne in molti Paesi sono la salvaguardia della moralità in famiglia e se qualche figlia subisce abusi sessuali, solitamente, la relativa punizione ricadrà anche su di lei. Riti come l’aberrante stiratura del seno o la temuta ablazione sono pratiche ancora relativamente comuni in certe società o gruppi etnici, dove sono ancora praticati, anche se in silenzio.
Nel Regno Unito, in Spagna, in Italia e nella stessa Francia ci sono stati casi, soprattutto dove ci sono migranti provenienti da alcuni dei paesi sopra menzionati. È una questione che non è così lontana da noi e sulla quale dovremmo almeno essere informati.
È ancora una forma aberrante di maltrattamento delle donne di cui dovremmo essere consapevoli, specialmente quei gruppi che si dedicano alla lotta per i diritti umani.
In una società in cui abbiamo la possibilità di vivere dove il culto o l’adorazione del corpo sembra fondamentale, non dobbiamo dimenticare che ci sono altre sottoculture che, purtroppo, vedono ancora la donna come un piatto di seconda tavola, senza diritti.
È per loro che dobbiamo lottare affinché nei loro luoghi di origine si modifichi un modo di pensare arcaico, basato su leggi, tradizioni e usanze ancestrali che non rappresentano in alcun modo il tempo in cui viviamo. E naturalmente continuare ad avanzare nella nostra società, nella nostra, in quella vicina, affinché queste usanze e altre che, pur con l’eufemismo della cultura, ci sembrano obsolete, vengano abolite o almeno ammorbidite.
Da un’altra testata giornalistica news de www.europeantimes.news