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Come le alghe hanno ingannato gli scienziati sulla salute della barriera corallina – ScienceDaily

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.


Per decenni, gli scienziati hanno considerato le alghe come un indicatore della salute delle barriere coralline sottostanti.

Ma se le alghe li stessero fuorviando?

Una nuova ricerca dell’UBC rivela che lo era, e gli scienziati hanno bisogno di nuovi modi per determinare se l’attività umana sta danneggiando una particolare barriera corallina.

“Ciò è particolarmente critico oggi, dato che le barriere coralline a livello globale sono minacciate da fattori di stress causati dal clima”, ha affermato la dott.ssa Sara Cannon, borsista post-dottorato presso l’UBC Institute for the Oceans and Fisheries e autrice principale dello studio.

Le specie locali si comportano diversamente

Le alghe appartengono a un gruppo di organismi chiamati macroalghe. Le macroalghe sulla superficie dell’oceano sono servite a lungo come proxy per la salute della barriera corallina, perché è relativamente veloce e facile da misurare. Dagli anni ’70, gli scienziati hanno ipotizzato che gli impatti umani locali aumentino le macroalghe danneggiando contemporaneamente le barriere coralline sottostanti.

Tuttavia, lo studio appena pubblicato in Biologia del cambiamento globale ha esaminato i dati di oltre 1.200 siti negli oceani Indiano e Pacifico per un periodo di 16 anni e ha rivelato che questo approccio è fuorviante e potrebbe persino avere segni nascosti di stress della barriera corallina.

Ad esempio, la copertura delle macroalghe dipende fortemente dalle specie che crescono in una particolare area. Sargasso è meno probabile che cresca in acque contaminate dal deflusso agricolo, ma Halimeda prospererà. In entrambi i casi, una barriera corallina ne risentirà.

Il team di ricerca globale ha concluso che l’utilizzo della copertura di macroalghe come indicatore degli impatti umani locali può effettivamente oscurare quanto le nostre azioni stiano danneggiando le barriere coralline e indurre gli scienziati a identificare erroneamente le barriere coralline che necessitano maggiormente di intervento.



Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com

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