Le indagini sulla fauna selvatica su piccola scala possono rivelare la salute di interi ecosistemi, come mostra una nuova ricerca.
Il monitoraggio della fauna selvatica è uno degli aspetti più costosi e difficili della conservazione e spesso dipende da osservazioni a lungo termine nelle singole specie.
Ma lo studio rivela un metodo nuovo ed efficace.
Si concentra sulle “interazioni” tra le specie, come gli insetti che impollinano i fiori o gli uccelli che si nutrono delle piante.
I risultati mostrano che una piccola istantanea delle interazioni è un indicatore affidabile della salute di un’intera comunità di specie. In particolare, lo studio ha esaminato se queste comunità sono “persistenti” o meno, ovvero se tutte le specie stanno bene o se qualcuna è in via di estinzione.
Lo studio è stato condotto dall’Università di Exeter, dalla McGill University, dall’Università di Toronto, dalla Princeton University e dal MIT.
“Tutte le comunità di piante e animali sono supportate da una rete sottostante di interazioni tra le specie”, ha affermato il dott. Christopher Kaiser-Bunbury, del Centro per l’ecologia e la conservazione presso il Penryn Campus di Exeter in Cornovaglia.
“Il nostro studio – che combina teoria, statistica e dati del mondo reale – mostra che l’esame di alcune di queste interazioni può fornire conclusioni sul ‘quadro generale’ sulla salute dell’ecosistema.
“Queste informazioni sono essenziali per i responsabili politici, gli scienziati e le società, mentre cerchiamo di affrontare la crisi globale della biodiversità”.
Quando le condizioni ambientali cambiano, spesso cambiano anche le interazioni tra le specie, fornendo un indicatore precoce di problemi più ampi.
Pertanto, il metodo dello studio può identificare i modelli più rapidamente rispetto a un monitoraggio tradizionale della conservazione, il che è vitale dati i rapidi cambiamenti causati dall’attività umana.
“Utilizzando risorse minime, possiamo valutare rapidamente sia la persistenza di intere reti ecologiche sia il previsto successo del ripristino”, ha affermato il dott. Benno Simmons, anch’egli del Centro per l’ecologia e la conservazione di Exeter.
“Il nostro metodo è particolarmente efficace nell’identificare quando una comunità ecologica non è persistente, consentendo un rapido rilevamento del rischio di estinzione”.
Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com