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cultsNuova decisione della CEDU: perché la francese Miviludes è nei guai

Nuova decisione della CEDU: perché la francese Miviludes è nei guai

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.

Miviludes ha avuto alcuni problemi a causa della sua associazione a lungo termine con estremisti russi anti-ucraini, e recentemente Miviludes ha visto le dimissioni del suo capo operativo,

Da più di due decenni, l’agenzia governativa francese “anti-sette” Miviludes (acronimo di Missione interministeriale francese per il monitoraggio e la lotta alle devianze settarie) fa soldi a palate chiamando alcune minoranze religiose “sette”, “movimenti settari” ”, “movimenti tipo aberrazioni settarie” e altri tipi di nomi.

Abbiamo già parlato del fatto che Miviludes ha avuto dei problemi a causa del suo lungo periodo associazione con estremisti russi anti-ucrainie più recentemente Miviludes ha visto dimettersi il suo capo operativo (Hanene Romdhane), tra disaccordi interni non del tutto individuati.

Ma oltre a tutti gli scandali che possono toccare l’istituzione antisette francese, ampiamente criticata internamente ed esternamente, il colpo mortale potrebbe arrivare dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Infatti, in una decisione resa il 12 dicembre 2022, la CEDU ha condannato la Bulgaria per violazione dell’articolo 9 (libertà di religione o di credo), dopo che 3 Chiese evangeliche erano state stigmatizzate con una circolare come “sette” (“sette”).Tonchev e altri c. Bulgaria.”)

La lettera circolare era stata inviata a tutte le scuole pubbliche dal Comune di Burgas. Ha chiesto alle scuole di spiegare a tutti gli alunni che i gruppi menzionati nel testo erano “sette, non devono essere confusi con la legittima Chiesa ortodossa bulgara, erano “pericolosi” ed esponevano i loro membri a “problemi di salute mentale”. E ha citato, tra l’altro, le tre Chiese evangeliche che si sono rivolte alla Cedu.

Mentre lo Stato bulgaro cercava di difendersi dicendo che si trattava di un atto isolato, che era giustificato perché riceveva “segnalazioni” che alcune Chiese evangeliche stavano agendo male, che nessuna conseguenza negativa aveva colpito le tre Chiese evangeliche a causa della lettera, e quella “sekti” (culti) in bulgaro non aveva connotazioni negative, la Corte ha ritenuto, in linea con la sua precedente decisione “Centre of Societies for Krishna Consciousness In Russia and Frolov v. Russia” (2021), che l’uso di tali termini dispregiativi e ostili da parte dei governi “può essere analizzato come violazione dei diritti garantiti dall’articolo 9 della Convenzione”.

La decisione della CEDU

La decisione aggiunge: “la Corte ritiene che i termini utilizzati nella lettera circolare e nella nota informativa del 9 aprile 2008, che descrivevano alcune correnti religiose, tra cui l’evangelicalismo a cui appartenevano le associazioni ricorrenti, come ‘sette religiose pericolose’ che ‘contrastano il bulgaro Legislazione, diritti dei cittadini e ordine pubblico’ e le cui riunioni espongono i partecipanti a ‘disturbi psicologici’, possono infatti essere percepite come peggiorative e ostili. Rileva che i documenti in questione sono stati distribuiti dal municipio di Burgas, città in cui operavano le associazioni e i parroci ricorrenti, a tutte le scuole della città, le quali sono state invitate a portarli a conoscenza degli alunni e a relazione sul modo in cui le informazioni sono state presentate e sul modo in cui i bambini hanno reagito. In tali circostanze, e anche se i provvedimenti contestati non limitassero direttamente il diritto dei ricorrenti parroci o dei loro correligionari a manifestare la loro religione attraverso il culto e la pratica, la Corte ritiene, alla luce della sua giurisprudenza, che tali misure possano aver avuto ripercussioni negative sull’esercizio della libertà religiosa da parte dei membri delle chiese in questione».

E’ comunque interessante fare un confronto tra l’atteggiamento delle autorità bulgare e quello della Francia. Mentre la lettera circolare in questione è stata, per lo Stato bulgaro, un incidente isolato e locale, e che il Parlamento e il Ministero dell’Interno avevano espresso il loro disaccordo con la lettera, in Francia la stigmatizzazione e la discriminazione nei confronti delle religioni minoritarie è pienamente avallata dal Stato. Miviludes è un’agenzia governativa appartenente al Ministero dell’Interno, e il suo mandato è nazionale, non locale.

Forse è tempo che la Francia riconsideri la sua politica contro le minoranze religiose e si allinei agli standard della CEDU, una volta per tutte.

Da un’altra testata giornalistica news de www.europeantimes.news

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