I coralli resilienti, spesso indicati come “super coralli”, sono stati recentemente visti come potenziali salvatori di fronte al cambiamento climatico e ai suoi effetti dannosi sulle barriere coralline.
Ora, un team di scienziati della University of Technology Sydney (UTS) e dell’Università di Haifa, in Israele, sta lavorando per comprendere meglio questi coralli al fine di sviluppare strategie per proteggere ecosistemi fragili come la Grande Barriera Corallina.
La scienziata dell’UTS, la dott.ssa Emma Camp, ricercatrice co-responsabile dello studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communications, afferma che i risultati hanno implicazioni significative per la sopravvivenza futura e l’idoneità di questi coralli resilienti nei progetti di ripristino.
“Comprendere i meccanismi attraverso i quali i coralli si adattano e sopravvivono in habitat estremi è fondamentale per sviluppare strategie di conservazione efficaci”, afferma il dott. Camp.
Lo studio si concentra principalmente sulle specie di coralli che costruiscono la barriera corallina Porite lutea che i ricercatori UTS hanno scoperto in precedenza prospera sia nei siti di mangrovie che di barriera corallina.
Le lagune di mangrovie sono caratterizzate da condizioni ostili simili alle future previsioni climatiche per le barriere coralline: l’acqua è più calda, più acida e ha livelli di ossigeno inferiori.
“Mentre la scoperta di ‘super coralli’ nelle lagune di mangrovie inizialmente sembrava promettente, la nostra ricerca evidenzia i potenziali rischi associati all’adattamento selettivo, tra cui una ridotta diversità genetica e proprietà scheletriche compromesse”.
I coralli che risiedono nelle lagune di mangrovie, che subiscono variazioni significative in molteplici condizioni ambientali, mostrano tratti di tolleranza allo stress.
Tuttavia, questi adattamenti hanno un costo: una scoperta degna di nota è stata la riduzione della diversità genetica e della variabilità dell’espressione genica tra i coralli delle mangrovie.
Il professor Tali Mass, ricercatore co-responsabile dello studio dell’Università di Haifa, ha dichiarato: “Sebbene ciò consenta loro di sopravvivere nelle attuali condizioni difficili, potrebbe limitare la loro capacità di far fronte a futuri fattori di stress ambientale”.
Lo studio ha anche scoperto alterazioni nella struttura scheletrica di Porite lutea trovato nelle lagune di mangrovie.
Questi coralli hanno mostrato una maggiore porosità e una densità ridotta, compromettendo potenzialmente la loro sopravvivenza a lungo termine se trasferiti in siti ad alta onda.
Il dott. Camp afferma che i risultati sfidano le nozioni esistenti sulla resilienza dei coralli.
“Sebbene ci siano pochi dubbi sul fatto che i ‘super coralli’ abbiano un ruolo da svolgere nei programmi di ripristino dei coralli, mantenere la diversità genetica e considerare attentamente l’idoneità dei coralli adattati ad ambienti estremi è vitale quando si pianificano gli sforzi di ripristino”, ha affermato.
I ricercatori dell’UTS stanno ora studiando il modo migliore per integrare i “super coralli” nelle attività del Coral Nurture Program per mantenere la diversità genetica e ridurre al minimo i rischi.
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