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Molecole di pigmento di zenzero trovate nelle rane fossili

INFORMATIVA: Alcuni degli articoli che pubblichiamo provengono da fonti non in lingua italiana e vengono tradotti automaticamente per facilitarne la lettura. Se vedete che non corrispondono o non sono scritti bene, potete sempre fare riferimento all'articolo originale, il cui link è solitamente in fondo all'articolo. Grazie per la vostra comprensione.


I paleontologi dell’University College Cork (UCC) hanno trovato nei reperti fossili la prima prova molecolare della feomelanina, il pigmento che produce la colorazione dello zenzero.

Il nuovo studio riporta la conservazione di frammenti molecolari del pigmento feomelanina in rane di 10 milioni di anni, aggiungendo l’analisi molecolare all’arsenale dei paleontologi durante la ricostruzione dei colori originali di organismi estinti.

Lo studio, pubblicato oggi in Comunicazioni sulla natura, è stato guidato dai paleontologi Dott.ssa Tiffany Slater e Prof.ssa Maria McNamara della Scuola di scienze biologiche, della terra e ambientali (BEES) e dell’Istituto di ricerca ambientale (ERI) dell’UCC. Hanno lavorato con un team internazionale di scienziati della Fujita Health University (Giappone), della Linyi University (Cina) e della Lund University (Svezia).

Il dottor Slater ha detto:

“Questa scoperta è così entusiasmante perché mette i paleontologi in una posizione migliore per individuare diversi pigmenti di melanina in molti più fossili.

“Questo dipingerà un quadro più accurato del colore degli animali antichi e risponderà a domande importanti sull’evoluzione dei colori negli animali. Gli scienziati non sanno ancora come – o perché – la feomelanina si sia evoluta perché è tossica per gli animali, ma i fossili record potrebbe semplicemente svelare il mistero.”

Il team ha eseguito rigorosi esperimenti di laboratorio su piume nere, rosse e bianche per monitorare il modo in cui i pigmenti di feomelanina si degradano durante il processo di fossilizzazione, il che conferma le loro interpretazioni della chimica dei fossili.

Il Prof. McNamara, autore senior dello studio, ha affermato:

“I fossili vengono invariabilmente alterati dai danni del calore e della pressione durante la sepoltura, ma ciò non significa che perdiamo tutte le informazioni biomolecolari originali. I nostri esperimenti di fossilizzazione sono stati la chiave per comprendere la chimica dei fossili e dimostrare che tracce di biomolecole possono sopravvivere alla cottura durante il processo di fossilizzazione.

“C’è un enorme potenziale per esplorare l’evoluzione biochimica degli animali utilizzando i reperti fossili, quando teniamo conto dei cambiamenti chimici durante la fossilizzazione.”



Da un’altra testata giornalistica. news de www.sciencedaily.com

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